IED-Milano
23 Settembre 2014
Daniela Biganzoli(Dab)-“Fuoco-Acqua“
Relazione di
Daniela Biganzoli in arte Dab
http://www.dabpensiero.wordpress.com
daniela.biganzoli@gmail.com
Responsabile del Movimento QUARTE di Arte Quantistica, promosso da EGOCREANET, ONG di Ricerca e Sviluppo a partire dal Dic. 2012. Il Movimento QUARTE e’ finalizzato ad aumentare la “realtà conosciuta” integrando i punti di vista artistico, scientifico e tecnologico per realizzare progetti internazionali su “creatività e cambiamento concettuale” a sostegno dello sviluppo della futura società post-industriale della conoscenza.
“Arte Quantistica come scintilla del cambiamento”
Come nel passato, ai tempi del Rinascimento Fiorentino, dopo un lungo periodo di decadimento, l’arte fu il linguaggio più utilizzato per trasmettere cultura nel mondo, così oggi l’Arte Quantistica, stimolando riflessioni e creando mutamenti significativi e profondi, vuole ritrovare quel dialogo perduto tra Arte e Scienza, e divenire vettore ideale per trasmettere una nuova coscienza, favorendo il passaggio da una società industriale ormai obsoleta ad una società della conoscenza empaticamente condivisa. Leonardo, simbolo di questo periodo storico, rappresenta proprio la sintesi perfetta fra queste due discipline. Secondo Kemp, il più grande studioso di Leonardo, “le sue opere sono parte di una visione che abbraccia un senso profondo dell’ interrelazione fra le cose”; una visione olistica che oggi si sta riproponendo grazie alla Fisica Quantistica. Nel Rinascimento, la scienza e la tecnica si rivolgevano però alla costruzione di macchine, mentre la Scienza a cui si rivolge l’arte oggi è soprattutto fondata sulle tecnologie della comunicazione ottenuta grazie agli sviluppi della scienza quantistica.
I principali concetti della Fisica Quantistica
La Fisica Quantistica nacque agli inizi del ‘900 ad opera di Max Planck il quale scoprì che l’energia viene emessa sotto forma di piccole quantità discrete, pacchetti d’onde, definiti, appunto, quanti (dal lat. quantum = quantità). Per capire meglio questo concetto immaginiamo un flusso d’acqua da un rubinetto; noi ci aspettiamo che l’acqua fuoriesca come un flusso continuo, ininterrotto, ebbene immaginate invece di vedere l’acqua scendere sotto forma di “goccioloni d’acqua”, uno accanto all’altro ma ben delimitati tra loro… un flusso continuo di energia sarebbe come il flusso ininterrotto d’acqua, mentre i “quanti” di energia sono i “goccioloni” che abbiamo ipotizzato. La cosa straordinaria sono le proprietà dei quanti, che hanno una duplice natura, possono essere considerati simultaneamente sia come particelle che come onde.
1) Pertanto la realtà che noi percepiamo in sostanza non è un continuo così come lo percepiamo perché è composta di vuoto e onde di energia.
In un primo tempo si è pensato che l’atomo fosse costituito da protoni e neutroni e da una nube esterna di elettroni vorticanti. I modelli interpretativi dell’atomo oggi sono più complessi (quark, materia, antimateria, stringhe…); rimane il fatto che gli atomi sono in grandissima parte costituiti da vuoto. Se il nucleo fosse grande come una palla da tennis, la nube di elettroni che lo circonda misurerebbe chilometri.
2) La materia è una forma di energia particolarmente addensata.
3) Tutti gli eventi sono pertanto Virtuali fino al momento di essere osservati. Esistono solo come possibilità.
4) Non esiste una realtà oggettiva, completamente indipendente dall’ osservatore. Come nell’ARTE, anche nella Fisica Quantistica il soggetto influenza la realtà, consciamente o inconsciamente.
5) Principio di Indeterminazione di Heisemberg, secondo il quale non si possono conoscere con precisione e nello stesso momento la velocità e la posizione di una particella. Heisemberg dimostrò che l’atto stesso di osservare comporta immettere energia nel sistema ( ea es. illuminarlo) così che la posizione e la velocità vengono modificate.
Nella FQ non si parla più di causa ed effetto e quindi di determinismo ma di probabilità.
Quindi oggi dobbiamo divenire coscienti dell’impossibilità di predire esattamente il corso degli eventi futuri. L’importanza del Principio di Indeterminazione travalica l’ambito della fisica, e investe tutto ciò che concerne i processi di conoscenza.
6) L’ “Entanglement ” (in italiano Intreccio) è il più sconcertante enigma della fisica quantistica. Si tratta di un fenomeno non-locale dove due particelle si influenzano a vicenda simultaneamente e a distanza.L’esperimento venne realizzato da Alain Aspect nel 1982. Dimostrò che ogni cosa è strettamente collegata tramite entanglement quantistico. Tutto diviene interconnesso e in tal caso il concetto di spazio e tempo meccanico(tempo dell’orologio e spazio del metro sono convenzionali) pertanto sono illusori.
In particolare sia la fisica quantica come l’arte quantistica attraverso l’entanglement conducono alla valorizzazione della sensibilità empatica.
La fisica quantistica indaga in particolare il “Microcosmo”, il mondo delle particelle subatomiche che è la sostanza effettiva del mondo macroscopico. Il microcosmo è l’effettiva realtà invisibile dove non sono applicabili i concetti di spazio e di tempo concettualmente “separati” e “meccanici”(cioè misurabili con le convenzioni dell’orologio e del metro) là dove non si possono conoscere gli oggetti, ma solo la probabilità delle loro relazioni; una realtà dove tutte le cose e tutti gli eventi sono interconnessi, dove ogni cosa mantiene la sua indipendenza nell’unione con il tutto. In questo mondo subatomico gli eventi stessi possono coesistere in stati sovrapposti, generando una realtà complessa composta da un insieme tra oggettività e soggettività, tra realtà e sua interpretazione.
La fisica Quantistica non ha avuto grande diffusione sul grande pubblico nonostante gli effetti rivoluzionari che ha prodotto. Alcuni principi emersi sono talmente difficili da accettare da creare una frattura con la Fisica classica descritta per primo da Isac Newton nel 1600. Solo intorno al 1900 filosofi e scienziati iniziarono ad accogliere critiche al determinismo meccanico Newtoniano. L’astronomo James Jeans sintetizzò in una frase il punto essenziale di tali critiche:“L’universo comincia a sembrare più simile ad un grande pensiero che ad una grande macchina “.
Crolla tra gli inizi del ‘900 ed il 1927 ( data in cui fu accertato il principio di indeterminazione quantistica) la visione “oggettiva” della realtà, a cui lo stesso Einstein continuava a credere pur accettando la Relatività. Infatti il cervello costruisce nel suo interno suoni, immagini e colori che sono forme della realtà creata dalle nostre sensazioni. La realtà che percepiamo non è reale come sostanza ma solo tangibile come forma, perché la sostanza microscopica non la conosciamo se non solo e soltanto come probabilità di interazione. Le forme della realtà sensoriale sono del tutto simili a quelli che vediamo in un sogno. Pertanto le immagini prodotte dal cervello in risposta alle nostre sensazioni, che noi chiamiamo realtà “oggettiva” non hanno niente a che vedere con la realtà sostanziale della materia e dell’energia. Infatti dal punto di vista neurologico, vedere un oggetto o immaginarlo implica la stimolazione delle medesime aree del cervello. Con il falso criterio di oggettività del reale percepito, la cultura occidentale ha perso completamente la consapevolezza di ciò che invece, per istinto, era ben chiaro per l’Uomo delle antichissime civiltà; gli sciamani, ad esempio, intendono la realtà come una forma speciale ovvero cosciente del sognare. Lo stesso Picasso, si era reso conto che la realtà è una elaborazione soggettiva della percezione, perchè vista da un’unica prospettiva; cercò allora di rappresentarla in modo diverso ed alternativo, superando i parametri della geometria euclidea e della prospettiva. In assonanza con le teorie della Relatività di Einstein Picasso aggiunse così una quarta dimensione, il tempo non più separato dallo spazio, al fine di rappresentare in modo più completo la realtà. Col suo capolavoro ” Les demoiselles d’Avignon” inaugurò la stagione del Cubismo. Anche per De Chirico la realtà assomiglia solo apparentemente a quella che conosciamo. L’artista crea sincronicità, allineamento con altri mondi e modalità di vedere. L’Arte può così fornire alla Scienza nuove intuizioni e prospettive che sono i semi del progresso scientifico futuro.
Arte e Scienza
Lo scopo dell‘Arte è stato principalmente quello di studio della “bellezza”, a differenza della Scienza che ha ricercato la ”verità”. Oggi per entrambe l’aspirazione ultima risiede nella comprensione della “realtà”, nel dare un senso alla vita, utilizzando logicamente strumenti differenti.
Picasso diceva infatti: “L’ Arte è una bugia che ci permette di giungere alla verità” per raggiungere livelli di verità superiore.
La Scienza attuale riduzionista, che si basa sulla convinzione di poter smontare ogni cosa per isolarne le singole componenti e studiarle una alla volta, sta attraversando un momento di profonda trasformazione e rinnovamento. E’ una scienza che non tiene conto che negli esseri viventi il tutto è superiore alla somma delle parti. Heisemberg, uno dei fondatori della meccanica Quantistica oltre che premio Nobel per la Fisica, diceva che “… gli sviluppi più fruttuosi si verificano spesso ai punti di interferenza tra due diverse linee di pensiero”. L’arte, ad esempio, quando è unita alla scienza e alla bellezza, è potenzialmente in grado di risvegliare la mente dell’osservatore attivando più aree del cervello, eccitando, emozionando e creando informazione simultanea nei neuroni di diverse aree che riescono ad attivare altri neuroni normalmente dormienti. Questo fenomeno viene definito “dell’arousal”, cioè “del risveglio”. Una parte della scienza è ancora ferma alla visione classica materialista, ma una sempre più consistente parte di scienziati è proiettata verso nuovi paradigmi.
Le intuizioni secondo Bohr, sono innescate dalle immagini. Lo stesso Einstein diceva che l’Immaginazione è più importante della Conoscenza e che la conoscenza è limitata mentre l’immaginazione abbraccia il mondo. A questo ho dedicato una mia opera, dal titolo “Sognare l’Oltre” dove la famosa citazione di Einstein campeggia in primo piano e si traduce graficamente nella contrapposizione fra Don Chisciotte, che impersona il sogno impossibile, la fantasia, l’immaginazione e Sancho Panza, che ben incarna la realtà e la conoscenza. La tela stessa diviene una tavolozza da pittore con i suoi squillanti colori che, insieme alla lampadina al centro dell’opera, ben esprime la creatività e il sogno al quale l’uomo deve aspirare.
Sognare l’Oltre – 90 x 90 – 2012
Secondo il neuro scienziato Semir Zeki sono proprio gli artisti che possono servire da stimolo con le loro domande. Se la scienza non comincerà a vedere il cervello da una prospettiva più olistica, avvalendosi dell’immaginario artistico, le teorie scientifiche saranno staccate dal modo in cui vediamo noi stessi. Gli artisti si affidano alla fantasia, ma la fisica moderna supera oggi l’immaginazione, richiedendo così la collaborazione degli artisti. La scienza è progredita oltre la nostra capacità di comprendere. Feynman, premio Nobel per la fisica, sosteneva che la nostra immaginazione riesce a comprendere solo la materia, il tempo che scorre verso il futuro e le tre dimensioni. Siamo prigionieri di certi schemi interpretativi da noi stessi creati nel passato. Le impalcature mentali, le ideologie, i concetti, le opinioni, condizionano sempre il nostro agire. La scienza secondo David Bohm, consiste nel creare nuove modalità percettive che ci permettono di ampliare gli orizzonti del pensiero, così da estendere la nostra intuizione oltre il senso comune, fino a comprendere un mondo che effettivamente si trova al di là della nostra percezione e creare nuove visioni. La fisica quantistica sta veramente rivoluzionando l’intera concezione della realtà. Le implicazioni delle scoperte degli ultimi decenni, tuttavia, non hanno ancora nemmeno cominciato a scalfire le nostre convinzioni acquisite ormai da secoli durante tutta l’epoca industriale.
Oggi l’ Arte, e quindi anche il Design, può rivestire un ruolo incomparabilmente più ambizioso di quello che aveva nel passato, unificando varie discipline. Pensiamo ai bambini, prima ancora di impossessarsi del linguaggio, utilizzano il disegno come tentativo di comprendere il mondo fisico. Le immagini, le forme e i colori costituiscono il mezzo di comunicazione più diretto. Per chi fa Arte o Design quindi, la creatività è basilare; affascinante ed inusuale il percorso che utilizza per partorire un ‘idea. Si è visto infatti che nei “creativi” la circolazione sanguigna si attiva in entrambi i lobi frontali mentre normalmente si registra solo in quello sinistro sede della razionalità. Quindi il creativo possiede la capacità non tanto di scoprire nuove cose, ma la facoltà di percepire la realtà con occhi diversi, accendendo anche negli altri la scintilla di nuovo sapere.
L’arte vede il mondo da un’angolatura eccentrica che le permette di mostrare quello che altri linguaggi non riescono a dire. Rembrandt, ad esempio, ha intuito qualche secolo prima degli scienziati alcuni meccanismi della visione. Rendendo, ad esempio, più nitido un occhio e rafforzando o sfumando alcuni contorni del mento o degli abiti è riuscito ad indirizzare lo sguardo dell’osservatore che inconsciamente rivolgeva l’attenzione verso punti prestabiliti. Questi sapienti tocchi di pennello creati con un preciso intento rendevano le sue opere tanto avvincenti. L’artista è, infatti per Semir Zeki, padre della Neuroestetica, un neurologo inconsapevole e un neuroscienziato ante litteram.
Arte quantistica e Design
L’Arte, come diceva Paul Klee, non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.
L’Arte Quantistica fa proprio questo, mostra, evidenzia quello che spesso altri linguaggi non riescono a dire, fornendo una nuova concezione del mondo meno limitativa e condizionante perché riduzionista.
Secondo il fisico Ignazio Licata oggi il Design non consiste più nella progettazione di oggetti statici ma è scienza ed arte di strutture dinamiche, la ricerca di soluzioni adattative complesse; è la creazione di ordine dal disordine, o di disordine dove l’ordine si è cristallizzato. Fare Design è inventarsi un progetto che sia elegante, logico, essenziale, semplice e creativo. “Pensare matematico” è alla base della formazione moderna del progettista e del designer. “La matematica non interviene solo come strumento ausiliario per dare voce e forma ad un’intuizione, ma come elemento costitutivo fondante dell’immaginazione creativa”.(Ignazio Licata)
Credo inoltre che per gli artisti o i designers le informazioni emerse dalle nuove scoperte sulle neuroscienze possano rivelarsi importantissime al fine di ottenere prodotti migliori. Oggi conosciamo sempre di più le risposte del cervello a determinati stimoli e possiamo quindi giocare su questo per ottenere una risposta efficace a ciò che vogliamo trasmettere.
Ad esempio, nella mia opera Fuoco-Acqua, vista l’importanza delle immagini, ho cercato di rappresentare l’Acqua servendomi anche delle ultime scoperte nel campo della Neuroestetica. Quest’ultima è stata fondata da Semir Zeki e studia la visione del cervello di fronte ad un’opera d’arte. Ho cercato quindi di vedere quali potessero essere le caratteristiche che maggiormente attraggono lo spettatore. Il soggetto di una delle due opere è l’Acqua, considerata da sempre come principio cosmico femminile. Viene rappresentata nella mia opera come una donna dai lunghi capelli simili a zampilli raccolti da un fermacapelli a doppia elica di DNA. Quest’ultimo è infatti alla base dell’organismo umano e si organizza intorno all’acqua, di cui siamo costituiti per tre quarti. Il DNA ha una struttura a doppia elica: due catene complementari, come i colori utilizzati nell’opera: l’azzurro e l’arancio, opposti e complementari. Grazie a questa caratteristica sembrano vibrare richiamando l’attenzione dell’osservatore che li percepisce con una luminosità rafforzata. E’al colore che viene data l’ attenzione maggiore perché è proprio questo che il cervello percepisce per primo, poi le forme e quindi il movimento. Inoltre la scelta di rappresentare l’acqua e il fuoco come volti umani è suggerita dai dati preliminari di una ricerca effettuata dal team di ricercatori della Sapienza e della Fondazione Santa Lucia di Roma che ha presentato al Congresso mondiale di bioingegneria di Osaka i dati definitivi i quali dimostrerebbero come l’osservazione dei ritratti emozioni maggiormente rispetto a quella dei paesaggi.
Giocando sugli opposti e complementari ho pensato alla coppia Acqua-Fuoco. Il Fuoco, considerato come elemento attivo di polarità maschile viene rappresentato come un uomo dai muscoli possenti che rafforza l’idea di energia, calore e luce.
La coppia di elementi Fuoco e Acqua viene quindi rappresentata nelle due opere come uomo e donna, come yang e yin, come opposti ma complementari. Disponendo accanto le due opere, vediamo che tendono uno verso l’altro, nella consapevolezza di non poter esistere senza il complementare. La loro unione perfetta costituisce l’entelechia dell’Universo.
Fuoco – 100 x 100 – 2013 Acqua – 100 x 100 – 2013
Un’altra informazione importante per catturare l’attenzione dello spettatore è giocare sull’ambiguità, sul mistero. Maestro in questo è stato Jan Vermeer, pittore olandese del’ 600 che con grande maestria riuscì a rappresentare simultaneamente su una stessa tela tante verità tutte ugualmente valide. Opere con queste peculiarità vengono utilizzate oggi come terapia nei pazienti con Alzheimer che traggono giovamento dalla loro vista divenendo non spettatori passivi ma attori del processo percettivo.
Anche “il non finito” di Michelangelo, secondo Zeki, rappresenta una sorta di trucco neurologico per amplificare il potere immaginativo del cervello. Anche Vittorio Gallese, professore del dipartimento di neuroscienze dell’università di Parma , afferma che le aree motorie che corrispondono ai muscoli tesi dei Prigioni di Michelangelo si attivano guardando i giganti che cercano di divincolarsi dalla pietra.
Arte e Scienza quantistica nella civiltà dell’empatia
“Se nel mondo agricolo la coscienza era governata dalla fede e in quello industriale dalla ragione, con la globalizzazione e la transizione all’era dell’informazione, lo sviluppo sociale si fonderà sull’ empatia, ovvero sulla capacità di immedesimarsi nello stato d’animo o nella situazione degli altri” (Rifkin). Per questo motivo ho dedicato alcune mie opere all’empatia, e quindi ai Neuroni Specchio scoperti negli anni ’80 e ’90 grazie al team del Professor Giacomo Rizzolati dell’Università di Parma che ne comproverebbero scientificamente l’esistenza. Questo non farebbe che avvalorare la tesi dell’economista e filosofo Adam Smith, che già nel ’700 diceva: «Per quanto egoista si possa ritenere l’uomo, sono chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi che lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che rendono per lui necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla». Probabilmente senza i “Neuroni dell’Empatia“, non esisterebbe la società, ma solo individui isolati, in continua lotta fra loro. Osservando gli altri individui impariamo a conoscere noi stessi immersi in un sistema di apprendimento globale.
Empatia per il mondo – 100 x 100- 2011
Nella società attuale diviene quindi importantissimo soprattutto per un artista o un designer porre l’attenzione sui neuroni specchio. Secondo Gallese “L’abilità di un pittore coincide con la sua capacità, spesso inconscia, di rievocare un’emozione nel cervello dell’osservatore“. Quest’ultimo, ad esempio, nel caso dei Prigioni di Michelangelo, vedrà attivarsi i suoi neuroni specchio, sentirà empaticamente lo “sforzo” senza compiere effettivamente l’azione.
Proprio dallo studio di questi neuroni è emerso come il pensiero dell’individuo nasca dall’incontro con gli altri, con il gruppo; gruppo che è qualcosa di diverso dalla somma degli individui che lo compongono. Diviene allora importante coltivare la qualità intellettuale dell’individuo prima di tutto.
Concordo con Ervin Laszlo, esperto in teoria dei sistemi, quando dice che la Scienza si è sviluppata molto più rapidamente della coscienza rappresentando il maggior pericolo per l’attuale umanità, in quanto dona un’enorme potere a esseri umani senza una consapevolezza globale delle loro azioni. Credo quindi in una Scienza Olistica che non sia al servizio del materialismo, degli interessi personali ma operi nel rispetto e nell’amore del Tutto, dell’intero. Mi riferisco ad una visione dove Arte, Design e Scienza entrino in sinergia, lavorino insieme e una sia di aiuto all’altra. Pensiamo ad Einstein che attribuì soprattutto alla musica, sua grande passione, le sue intuizioni scientifiche arrivando a dire che “I grandi scienziati sono artisti”. Secondo lui l’Arte e la Scienza aspirano all’universale, partendo dall’intuizione. Anche per Arthur I. Miller, famoso fisico e divulgatore scientifico, è praticamente impossibile immaginare la scienza senza le immagini. In questa accezione, gli scienziati sono come gli artisti: entrambi cercano una rappresentazione visuale del mondo. “Nel momento della visione creativa, si dissolvono i confini tra le discipline e sia gli artisti sia gli scienziati cercano nuovi modelli di estetica“ Arthur Miller.
Bibliografia e sitografia
Semir Zeki- La visione dall’interno-Universale Bollati Boringhieri
Antonio R. Damasio-“L’Errore di Cartesio”-Adelphi
Marco Vozza – Le forme del visibile – Pendagron
Ignazio Licata – Connessioni Inattese- Politi Editore
Fondazione Matthaes – Apprezzare l’arte con gli occhi di Leonardo
Urra-“Il punto del caos”-Ervin Laszlo
http://braintwobrain.blogspot.it/2011/03/mathecodesign-il-design-e-la-matematica.html
http://oggiscienza.wordpress.com/2013/04/10/al-cervello-il-ritratto-piace-piu-del-paesaggio/
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/scienza_e_tecnologia/emozioni-quadro/emozioni-quadro/emozioni-quadro.html